Il Cantico Delle Creature Di San Francesco


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Il Cantico Delle Creature Di San Francesco

Amici miei, sediamoci un attimo. Lasciamo che la luce filtra attraverso la finestra e ci avvolga dolcemente. Oggi, vorrei condividere con voi qualcosa di intimo, di profondamente toccante: il Cantico delle Creature, di San Francesco d'Assisi. Non si tratta solo di parole scritte secoli fa, ma di un’eco che risuona ancora oggi, un sussurro che ci ricorda la bellezza ineffabile che ci circonda e la nostra connessione con essa.

Avviciniamoci. Consideriamo, innanzitutto, il contesto in cui questo capolavoro è nato. Francesco, ormai provato dalla malattia e dalla sofferenza, si trovava a San Damiano, assistito dalle sorelle clarisse. Era quasi cieco, tormentato da dolori lancinanti, eppure... Eppure, dal profondo del suo essere, sgorgò un canto di lode, un’esplosione di gratitudine. Immaginate la scena: un uomo in difficoltà fisica estrema, ma con un cuore colmo d'amore per il creato.

Osserviamo attentamente le prime parole: "Altissimu, onnipotente, bon Signore…". Non è forse un invito immediato all'adorazione? Notate come Francesco si rivolge a Dio con una serie di aggettivi che ne sottolineano la grandezza, la potenza, la bontà. È un Dio trascendente, al di sopra di tutto, ma allo stesso tempo intimo, accessibile, un "bon Signore" che si prende cura delle sue creature. E poi prosegue: "Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione." Tutto, assolutamente tutto, appartiene a Dio. Ogni lode, ogni gloria, ogni onore. Francesco si spoglia di ogni merito, riconoscendo che la fonte di ogni bene è unicamente divina.

Continuiamo a esplorare. Subito dopo, il canto si apre alla lode per le creature. "Laudato sie, mi Signore, cum tutte le Tue creature…" Ecco, vedete? Non si tratta solo di un elogio a Dio, ma di un riconoscimento del valore intrinseco di ogni elemento del creato. Il sole, la luna, le stelle, il vento, l'acqua, il fuoco, la terra… Ognuno di essi è un dono, un segno della presenza divina.

Consideriamo il sole: "Laudato sie, mi Signore, per frate Sole, lo quale iorna et allumini noi per lui…" Francesco non si limita a descrivere il sole, ma lo personifica, lo chiama "frate Sole", riconoscendolo come un fratello, un compagno nel cammino della vita. E poi ne sottolinea la funzione essenziale: illumina il mondo, riscalda la terra, permette la vita. Non è forse un motivo di gratitudine?

E la luna, "sora Luna e le stelle"? Illuminate, preziose, belle. Ammiriamo la delicatezza con cui Francesco le descrive, riconoscendo la loro bellezza e il loro ruolo nel ciclo della notte. Pensate alla notte stellata, al silenzio che avvolge ogni cosa… Non è forse un momento di profonda contemplazione?

Gli Elementi: Un Coro di Lode

Concentriamoci ora sugli elementi fondamentali: il vento, l'acqua, il fuoco, la terra. Francesco non li vede come semplici forze naturali, ma come manifestazioni della potenza e della bontà divina.

Il vento: "Laudato sie, mi Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo…". Il vento, con la sua forza impetuosa, ma anche con la sua dolce brezza, è un simbolo della libertà, del cambiamento, della vitalità. E l'aria, il cielo nuvoloso o sereno, ogni condizione atmosferica è un dono, un invito ad accettare la mutevolezza della vita.

L'acqua: "Laudato sie, mi Signore, per sora Acqua, la quale è molto utile et umile et pretiosa et casta…" L'acqua, essenziale per la vita, è descritta con aggettivi che ne sottolineano la purezza, l'umiltà, il valore. È utile, perché disseta e purifica; è umile, perché si adatta a ogni forma; è preziosa, perché è indispensabile per la sopravvivenza. Non è forse un invito a rispettare e proteggere questa risorsa vitale?

Il fuoco: "Laudato sie, mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte…". Il fuoco, simbolo di luce, di calore, di energia, illumina la notte, riscalda il corpo, trasforma la materia. È forte e giocondo, robusto e bello. Non è forse un invito a custodire la fiamma della speranza, della fede, dell'amore?

La terra: "Laudato sie, mi Signore, per sora Nostra Madre Terra, la quale ne sustenta et governa…". La terra, madre generosa che ci nutre e ci sostiene, ci offre i suoi frutti, ci accoglie nel suo grembo. È colei che ci nutre con frutti diversi e colorati e che produce fiori ed erbe. Non è forse un invito a rispettare e proteggere il nostro pianeta, la nostra casa comune?

Proseguiamo il nostro cammino. Dopo aver lodato gli elementi, Francesco rivolge la sua attenzione agli uomini, in particolare a coloro che perdonano e sopportano le tribolazioni. "Laudato sie, mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore e sostengono infirmitate et tribulatione…" Il perdono e la sopportazione sono visti come atti di amore verso Dio, come testimonianze di fede e di speranza. E poi aggiunge: "Beati quelli ke 'l soffereno in pace, ka da Te Altissimo sirano incoronati." La sofferenza, accettata con pazienza e serenità, porta alla beatitudine, alla ricompensa eterna.

Infine, il canto si conclude con la lode per la morte: "Laudato sie, mi Signore, per sora Morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare…". La morte, vista non come una fine, ma come un passaggio, un ritorno alla casa del Padre. "Guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male." La morte, quindi, è un momento cruciale, in cui si decide il nostro destino eterno.

Amici, cosa ne pensate finora? Non è forse un invito a vivere ogni momento della nostra vita con gratitudine, riconoscendo la presenza di Dio in ogni creatura, in ogni evento? Non è forse un monito a rispettare e proteggere il creato, a perdonare e sopportare le tribolazioni, a prepararci al nostro incontro con la morte?

Il Significato Profondo

Esaminiamo più a fondo il significato di questo canto. Il Cantico delle Creature non è solo una poesia, ma una vera e propria preghiera, un inno alla vita, un’esplosione di gioia e di gratitudine. È un invito a cambiare il nostro sguardo sul mondo, a non vedere più le cose come oggetti da sfruttare, ma come doni da custodire.

Francesco ci invita a riconoscere la nostra interdipendenza con tutte le creature, a sentirci parte di un’unica grande famiglia. Il sole, la luna, le stelle, il vento, l'acqua, il fuoco, la terra… Sono tutti nostri fratelli e sorelle, con cui condividiamo lo stesso destino.

E poi, c'è l'importanza del perdono e della pace. Francesco ci ricorda che la vera felicità non si trova nel possesso di beni materiali, ma nella capacità di amare, di perdonare, di sopportare le sofferenze con pazienza e serenità. La pace interiore è il frutto di un cuore riconciliato con Dio, con se stesso e con gli altri.

Considerate anche la semplicità del linguaggio. Francesco utilizza un volgare umbro, una lingua semplice e accessibile a tutti. Vuole che il suo canto sia compreso da tutti, anche dai più umili e ignoranti. La bellezza del Cantico non risiede nella sua forma, ma nel suo contenuto, nella sua profonda spiritualità.

Meditiamo un istante sul messaggio finale. Il Cantico delle Creature ci invita a prepararci alla morte, a non temerla, ma ad accoglierla come un passaggio verso la vita eterna. La morte non è la fine, ma l'inizio di una nuova esistenza, in comunione con Dio e con tutti i santi.

Guardate come tutto si connette. Il Cantico è un invito alla conversione, a cambiare il nostro modo di vivere, a seguire l'esempio di San Francesco, a vivere in povertà, umiltà e amore. È un messaggio universale, che parla al cuore di ogni uomo e di ogni donna, di ogni tempo e di ogni luogo.

Un Esempio per Oggi

Pensiamo ora all'attualità. In un mondo segnato da crisi ambientali, sociali ed economiche, il messaggio del Cantico delle Creature è più attuale che mai. Francesco ci ricorda l'importanza di rispettare e proteggere il creato, di vivere in armonia con la natura, di non sprecare le risorse, di non inquinare l'ambiente.

Ci invita a riflettere sul nostro stile di vita, a rinunciare al superfluo, a consumare in modo responsabile, a ridurre i nostri sprechi. Ci spinge a prenderci cura dei più poveri e degli emarginati, a difendere i diritti dei più deboli, a promuovere la giustizia e la pace.

E, cosa più importante, ci invita a riscoprire la bellezza del creato, a contemplare la natura, a ringraziare Dio per i suoi doni. A passeggiare in un bosco, ad ammirare un tramonto, ad ascoltare il canto degli uccelli, a sentire il profumo dei fiori… Sono tutti modi per entrare in contatto con la bellezza divina, per nutrire la nostra anima, per ritrovare la pace interiore.

Concludendo, cari amici, spero che questa breve esplorazione del Cantico delle Creature vi abbia toccato il cuore, vi abbia ispirato a vivere con più gratitudine, rispetto e amore. Lasciamoci guidare dall'esempio di San Francesco, diventiamo anche noi cantori della bellezza del creato, testimoni della gioia del Vangelo. Ricordiamoci sempre che ogni creatura è un dono di Dio, un segno del suo amore infinito. E che noi siamo chiamati a custodire questo dono, a proteggerlo, a valorizzarlo, per il bene di tutti. Lasciamo che la luce di San Francesco illumini il nostro cammino.

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