Vangelo Di Domenica 26 Maggio 2024


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Vangelo Di Domenica 26 Maggio 2024

Ecco un articolo sul Vangelo di Domenica 26 Maggio 2024, scritto secondo le tue istruzioni:


La liturgia di questa Domenica, 26 Maggio 2024, Solennità della Santissima Trinità, ci offre un passaggio denso e profondamente significativo del Vangelo secondo Matteo (Mt 28, 16-20). Questo brano, posto al termine del Vangelo di Matteo, non è un semplice epilogo, bensì il culmine di tutto il percorso narrativo e teologico dell'evangelista. Esso contiene, in forma concisa ma potente, la missione affidata da Gesù risorto ai suoi discepoli, una missione che continua a risuonare e a interpellare la Chiesa di ogni tempo.

Comprendere appieno questo testo richiede un'analisi attenta delle singole componenti e del loro reciproco rapporto. Dalla scena della manifestazione di Gesù sul monte, alla commissione universale, fino alla promessa della sua presenza costante, ogni elemento concorre a delineare il volto autentico della fede cristiana e la sua vocazione missionaria.

Il luogo dell'incontro è un monte in Galilea, un luogo precedentemente designato da Gesù stesso (Mt 28,16). Questo dettaglio non è casuale. La Galilea, terra di confine, crocevia di culture e di genti, rappresenta il punto di partenza della predicazione di Gesù. È qui, tra la gente umile e lontana dai centri del potere religioso, che Gesù ha iniziato a manifestare il Regno di Dio. Il monte, d'altra parte, evoca i momenti teofanici dell'Antico Testamento, come il Sinai, dove Dio si rivela a Mosè. In questo scenario, il monte in Galilea diventa il luogo privilegiato della nuova rivelazione, il luogo dove Gesù risorto si manifesta ai suoi discepoli e affida loro la sua missione.

Il Vangelo narra che gli undici discepoli si recarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, lo adorarono; alcuni però dubitarono. Questo dettaglio apparentemente contraddittorio – l'adorazione e il dubbio – è di fondamentale importanza per comprendere la natura della fede. L'adorazione è la risposta spontanea al riconoscimento della divinità di Gesù risorto. I discepoli, testimoni della sua morte e risurrezione, lo riconoscono come il Signore, il Figlio di Dio. Tuttavia, il dubbio persiste. Questo dubbio non è un rifiuto della fede, ma piuttosto una difficoltà ad accettare pienamente la realtà della risurrezione, un evento che trascende la logica e l'esperienza umana. È proprio in questo contrasto tra adorazione e dubbio che si manifesta la fragilità della fede umana, una fede che è sempre in cammino, sempre in cerca di una comprensione più profonda. Ricordiamo che Tommaso, dopo aver toccato le ferite di Gesù, esclama: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28). Anche lui, inizialmente dubbioso, arriva alla piena professione di fede.

Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Questa è la commissione universale, il mandato missionario che Gesù affida ai suoi discepoli. Essa si articola in tre verbi: andare, battezzare e insegnare. "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli" implica un movimento, un'uscita da sé stessi per andare incontro all'altro. Non si tratta di una missione limitata ad un determinato luogo o ad un determinato popolo, ma di una missione universale, rivolta a tutte le genti. Il battesimo è il sacramento dell'iniziazione alla vita cristiana, il rito che introduce il credente nella comunità dei discepoli di Cristo. Esso è amministrato "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo", la formula trinitaria che esprime il mistero di Dio, uno e trino. L'insegnamento consiste nel trasmettere la Parola di Dio, nel far conoscere i comandamenti di Gesù e nel guidare i discepoli all'osservanza di essi. Questo insegnamento non è solo teorico, ma soprattutto pratico, un invito a vivere concretamente il Vangelo nella vita di ogni giorno.

La frase "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra" è di capitale importanza. Gesù dichiara di aver ricevuto dal Padre ogni autorità, sia nel cielo che sulla terra. Questa autorità non è una semplice prerogativa personale, ma è funzionale alla missione che egli affida ai suoi discepoli. È in virtù di questa autorità che essi possono andare, battezzare e insegnare con la certezza di essere guidati e sostenuti dallo Spirito Santo. Questa affermazione stabilisce in modo inequivocabile la divinità di Cristo e la sua signoria universale.

Analisi del Battesimo Trinitario

Il battesimo "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" non è solo un rito formale, ma un'immersione nel mistero della Trinità. Esso significa l'ingresso in una nuova relazione con Dio, una relazione di figliolanza adottiva con il Padre, di fratellanza con Gesù Cristo e di comunione con lo Spirito Santo. Questa formula trinitaria è la pietra angolare della fede cristiana. Essa proclama l'unità e la trinità di Dio, un mistero che supera la nostra comprensione razionale, ma che è accessibile alla fede. Il Padre è la sorgente di ogni bene, il Figlio è il Verbo incarnato, il rivelatore del Padre, e lo Spirito Santo è il vincolo d'amore tra il Padre e il Figlio, la forza che ci santifica e ci guida alla verità. Ricevere il battesimo nel nome della Trinità significa essere incorporati nel Corpo di Cristo, la Chiesa, e partecipare alla sua vita divina.

L'importanza dell'Insegnamento

L'insegnamento non è un optional, ma una parte essenziale della missione affidata ai discepoli. Non basta battezzare, bisogna anche insegnare a osservare tutto ciò che Gesù ha comandato. Questo implica un impegno costante nella conoscenza della Scrittura, nella riflessione teologica e nella testimonianza della fede nella vita di ogni giorno. L'insegnamento non è solo un compito dei sacerdoti e dei catechisti, ma di ogni cristiano. Ognuno di noi è chiamato a condividere la propria fede con gli altri, a testimoniare la bellezza del Vangelo e a invitare gli altri a seguire Cristo. L'insegnamento si realizza attraverso la parola, ma soprattutto attraverso l'esempio, attraverso una vita coerente con i valori del Vangelo. È importante notare che Gesù non dice di insegnare cose, ma di insegnare a osservare. L'accento è posto sull'azione, sulla pratica, sulla traduzione della fede in opere concrete di amore e di giustizia.

La promessa finale di Gesù: "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" è una garanzia di speranza e di consolazione. Nonostante le difficoltà e le sfide che la Chiesa dovrà affrontare nel corso della storia, Gesù promette la sua presenza costante. Questa presenza non è solo spirituale, ma anche reale, attraverso la sua Parola, i Sacramenti e la comunità dei credenti. La presenza di Gesù è la forza che ci sostiene nel cammino della fede, la luce che illumina il nostro percorso e la speranza che ci anima. La promessa di Gesù ci invita a non avere paura, a non scoraggiarci di fronte alle difficoltà, ma a confidare nella sua presenza e nel suo amore. È una promessa che si rinnova ogni giorno, in ogni Eucaristia, in ogni incontro fraterno, in ogni gesto di carità.

Questo versetto finale è di una potenza straordinaria. Non è solo una promessa, ma una vera e propria dichiarazione di fedeltà da parte di Gesù. Lui, che ha vinto la morte, che è risorto e che siede alla destra del Padre, si impegna a rimanere con i suoi discepoli, con la sua Chiesa, fino alla fine dei tempi. Questa presenza non è una presenza passiva, ma una presenza attiva, una presenza che guida, che protegge, che consola, che illumina. È una presenza che si manifesta in mille modi diversi, attraverso la Parola di Dio, i Sacramenti, la preghiera, la testimonianza dei santi, la carità fraterna. È una presenza che ci trasforma, che ci rende capaci di amare come Lui ha amato, di servire come Lui ha servito, di perdonare come Lui ha perdonato. È una presenza che ci dà la forza di affrontare le sfide della vita, di superare le difficoltà, di non perdere mai la speranza.

In conclusione, il Vangelo di questa Domenica della Santissima Trinità ci invita a contemplare il mistero di Dio, uno e trino, e a rinnovare il nostro impegno missionario. Siamo chiamati ad andare, a battezzare e a insegnare, con la certezza che Gesù è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Che lo Spirito Santo ci illumini e ci guidi in questo cammino.


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